La vulnerabilità abitativa delle persone anziane

Il desiderio di continuare a condurre una vita indipendente è ormai una priorità nella vita di una persona anziana e la maggior parte di essi difficilmente abbandona la propria casa se non costretto da un impedimento fisico o a causa della perdita del proprio partner. Il patrimonio abitativo degli anziani in Italia non sempre però è adeguato alle specifiche esigenze della persone e spesso versa in un particolare stato di degrado: gli alloggi occupati sono spesso di dimensioni decisamente superiori rispetto alle loro esigenze reali, in uno stato di conservazione mediocre, privi di riscaldamento e senza ascensore. Si può affermare quindi l’esistenza di una vera e propria condizione di fragilità abitativa delle persone anziane, fragilità che decliniamo in tre principali fattori di vulnerabilità: economico, fisico, sociale.

  • Economica: le persone anziane in generale dispongono di un reddito familiare basso: l’incidenza della spesa abitativa per le famiglie di anziani in affitto nel mercato privato è particolarmente elevata laddove si incrociano bassi redditi (pensioni sociali) e la localizzazione in una grande area urbana.
  • Fisica:  l’inadeguatezza dello spazio abitato rispetto alle specifiche esigenze fisiche rappresenta un importante fattore di vulnerabilità fisica per la persona anziana. Anche se i problemi di salute non sono sempre così gravi da compromettere l’autosufficienza, questi possono comportare una riduzione della capacità di affrontare le esigenze della vita quotidiana senza il sostegno di qualcun altro. Questo rappresenta un fattore di criticità non solo per i sistemi sanitari, ma anche per i servizi sociali e le reti di parentela.
  • Sociale: il problema principale è l’emarginazione. Attualmente, la maggior parte di persone che vive sola è rappresentata da anziani, in maggiore percentuale donne. La partecipazione sociale dell’anziano, il suo coinvolgimento nella vita della comunità ai ruoli e alle relazioni sociali sono elementi indispensabili per mantenere una buona qualità di vita; negli anni dell’invecchiamento, in seguito al subentraredi oggettive limitazioni alla mobilità spaziale, può diventare sempre più difficile mantenere precedenti livelli di partecipazione che, affievolendosi, possono portare l’anziano sull’orlo dell’esclusione sociale.

La pressoché totale assenza in Italia di politiche abitative rivolte agli anziani, accompagnata dall’interruzione della sperimentazione nel campo della residenza sociale e un patrimonio edilizio esistente inadeguato, obbliga l’anziano a soluzioni abitative che possono non essere adeguate alle proprie condizioni: continuare a condurre una vita in solitudine; andare a viviere con i propri figli; trasferirsi in una residenza privata assistita, sradicando la persona anziana dalla propria realtà sociale e accelerandone il processo di invecchiamento. In questo scenario, crediamo stia diventando sempre più fondamentale individuare delle possibili soluzioni alternative e definire nuovi strumenti per la progettazione di spazi dell’abitare che siano in linea con le esigenze di una persona anziana. Le domande e i bisogni che il “sistema anziani” pone sul tavolo sono complessi e certamente sfavoriti dai processi di crisi economica e del welfare, comuni a tutta Europa. È quanto mai indispensabile creare delle corrette sinergie affinchè architettura, assitenza, sanità, cittadino entrino in contatto per creare città inclusive, che abbiano quei valori di urbanità che le rendano più accessibili, più dinamiche, più uguali.

Il progetto della residenza deve diventare parte di un progetto urbano complesso ed equilibrato, in cui gli edifici residenziali non funzionino come elementi autonomi nella città, ma siano in grado di favorire la creazione di reti comunitarie, consolidare le parti sociali. É importante concepire gli spazi dell’abitare come “infrastrutture residenziali” in grado di “fare città”: edifici che svolgano attività distinte oltre quelle tipicamente “residenziali” attraverso spazi capaci di innescare processi di condivisione, di solidarietà sociale tra vicini, aiuto reciproco, favorire l’incontro e l’interazione. È necessario pensare un abitare in cui prevalga la residenzialità piuttosto che l’assistenza; in cui lo spazio dei servizi crei collegamenti fisici e visivi con lo spazio pubblico della città: spazi sicuri, flessibili e permeabili, che cerchino il contatto con l’esterno, che siano parte integrante di un processo urbano ricco e plurale. Dalla residenza contemporanea si deve esigere attenzione ai mutamenti sociali, qualità architettonica, volontà di sperimentazione tecnologica, attenzione verso l’ambiente circostante e capacità di generare comunità: garantire agli anziani una residenza che soddisfi questi parametri è imprescindibile per il consolidamento del patrimonio identitario dei nostri centri urbani.

Tratto da:

“Abitare, assistere, promuovere salute: strategie di progetto per l’invecchiamento attivo” – Paper Convegno MED.NET 2012 – Genova

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