In un contesto mondiale sempre più urbano, in cui la popolazione che vive nelle città ha superato quella rurale, gli spazi di vita al di fuori della casa sono sempre più responsabili di incidere sulla qualità di vita dei suoi abitanti. Nel cittadino anziano gli spazi urbani assumono un ruolo ancora più importante: il quartiere è il luogo degli affetti e lo scenario nel quale si sviluppano e intensificano le relazioni sociali costruite durante il corso della vita. Più dell’80% degli italiani over 65 anni dichiara che, nel caso di dover cambiare residenza per migliorare le proprie condizioni abitative, sceglierebbe il nuovo domicilio nel quartiere in cui ha vissuto negli ultimi anni. Una sistemazione diversa, rischia di sradicare la persona anziana dal contesto di relazioni e abitudini che le consentono di muoversi a proprio agio e in sicurezza. Il quartiere rappresenta, infatti, la sua scala territoriale di riferimento e in tal senso diventa fondamentale la presenza di collegamenti di trasporto, la prossimità ai servizi pubblici – specialmente quelli sanitari – alle zone verdi, ai negozi e altri servizi, in un raggio di 500 metri o 15 minuti a piedi (considerate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come le distanze ottimali affinché la persona anziana possa muoversi agevolmente).
Progettare uno spazio pubblico privo di barriere architettoniche rappresenta un buon punto di partenza, ma non basta per generare uno spazio urbano inclusivo. Bisogna costruire una città per tutti, dove anche gli anziani, fragili o meno, possano godere di una buona qualità della vita attraverso spazi sicuri, confortevoli e soprattutto stimolanti, ricchi di intensità urbana, di funzioni ed attività. Una buona progettazione e gestione dello spazio urbano che tiene conto delle molteplicità delle esigenze delle persone anziane ha dei benefici su tutti i cittadini: dai bambini, ai giovani, alle famiglie.
Da questi presupposti parte la ricerca svizzera condotta dall’Institute for contemporary Urban Project dell’Accademia di Architettura di Mendrisio in collaborazione con l’istituto per lo Sviluppo Territoriale della Scuola Universitaria Professionale di Rapperwill, che ha avuto come oggetto di studio le città di Lugano e di Uster. La ricerca, realizzata dal 2007 al 2009 e denominata “Urbaging: pianificare e progettare lo spazio urbano per una società che invecchia”, ha contato con la collaborazione multidisciplinare di geografi, architetti e urbanisti che insieme hanno definito i criteri per uno spazio pubblico a misura di anziano. I risultati della ricerca sono stati riassunti in un manifesto che contiene raccomandazioni utili, poi confluite in uno strumento di supporto utile alla decisione, indirizzato a tutti gli attori che si occupano di gestione del territorio, quali Amministrazioni pubbliche, Istituzioni e progettisti.
Urbagin si struttura secondo 3 ambiti:
- la gestione dello spazio urbano, attraverso la partecipazione dei fruitori, la corretta governance e la trasversalità delle competenze (collaborazioni tra i servizi sanitari, la gestione del verde pubblico, dei trasporti, ecc.);
- il contesto che, deve stimolare la accessibilità, la connettività tra le varie parti dello spazio urbano e l’intensità di usi;
- la qualità dello spazio che, deve aumentare la convivialità, la flessibilità d’uso e delle attività, la sicurezza e il comfort.
L’intento di Urbaging è quello di sviluppare nuovi approcci progettuali e gestionali sensibili al contesto urbano nel quale si agisce e dare un contributo concreto alla coordinazione dei diversi attori coinvolti nella costruzione della città – ad esempio tra il settore pubblico e immobiliare – nell’intento comune di realizzare progetti in linea con gli emergenti bisogni di una popolazione sempre più anziana.
+ info:
http://www.urbaging.ch/