Il 31 Dicembre 2012 si conclude l’Anno Europeo dell’Invecchiamento Attivo e della Solidarietà tra le generazioni.
E’ stato un anno ricco di iniziative, condivisione di informazioni e acquisizione di conoscenze su molti fronti, utile per risvegliare o provocare attenzioni e discussioni sul fenomeno dell’invecchiamento della popolazione europea e italiana. Il livello politico e le rappresentanze della società civile si sono cimentati, ognuno con i propri strumenti, convinzioni, visioni e obiettivi nell’affrontare questo tema apparentemente semplice ma concretamente vasto e complesso. In vista della conclusione di quest’Anno Europeo, per non passare dalla forte attenzione al possibile oblio, dopo spente le luci della ribalta, ci sembra opportuno fotografare alcuni elementi salienti delle riflessioni che hanno guidato l’Anno Europeo e che possono rappresentare un ottimo spunto per mantenere attivo anche nel 2013 l’impegno preso come FPR.
Le conclusioni celebrative organizzate, in Europa, per la chiusura del dibattito internazionale sul tema hanno evidenziato e posto in rilievo come si sia evoluto positivamente il paradigma dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni nelle seguenti dimensioni :
- una nuova immagine dell’anziano
- la partecipazione attiva dell’anziano
- l’integrazione tra le generazioni
- la singolarità dell’essere umano in tutte le fasi della vita
Eliminare gli stereotipi dell’anziano come persona in fase di declino fisico, poco utile in termini di produttività , disimpegnato nella vita sociale, in fase di decadimento cognitivo, per passare ad una nuova immagine della persona anziana, l’anziano attivo non è una cosa scontata. Quest’ultimo concetto tanto declamato e sviluppato in termini concettuali durante l’Anno Europeo richiede di essere declinato in maniera pragmatica, normativa e culturale per poter diventare realtà e investimento sociale e produttivo. La stessa partecipazioneattiva dell’anziano alla vita sociale pone alla base che sia considerato come risorsa vera su cui investire accettandone e condividendone, a tutti i livelli, sociale, culturale, politico, imprenditoriale, l’idea che la persona anziana sia una persona autonoma, capace di autodeterminarsi mantenendo la propria identità e capace di adattarsi ai cambiamenti con flessibilità, come una persona normale. L’esercizio delle capacità di scelta e lo sviluppo di nuovi progetti fin dal pensionamento configurano oggi scenari differenti rispetto al passato. L’anziano si riprone in nuove opportunità, intende perseguire i propri interessi e condurre una vita attiva intesa come maggior attività fisica e anche di partecipazione ad attività culturali, sociali, spirituali, economiche, civiche e di responsabilità.
In quest’ottica le indicazioni europee affidano un ruolo importante ai percorsi formativi e ai processi di comunicazione dell’anziano come risorsa diretta per ruoli di formazione dei più giovani ma anche discente che ha ancora da apprendere sul versante delle nuove tecnologie comunicative. Si tratta di apporti per l’apprendimento generale e per la trasmissione delle conoscenze specifiche legate al passato e alle tradizioni, di ruoli di carattere e valore istituzionale, sociale e collettivo, attività e servizi di mantenimento di equilibri urbani e rurali, presenza attiva in dinamiche negoziali sociali, economiche, etc. L’anziano è inoltre risorsa quando attorno alle sue attività di svago e tempo libero si organizzano attività imprenditoriali funzionali a soddisfare i suoi bisogni.
La scelta della intergenerazionalità è legata alla consapevolezza ormai acquisita della rivoluzione demografica in Europa e in Italia, il secondo paese più vecchio dopo la Germania. Tale fenomeno, definito dagli esperti come malesse demografico ( Golini e Mussino, 1987) si preannuncia, soprattutto in Italia, come un fenomeno tipo tsunami generazionale visto il suo veloce presentarsi come prevalenza della popolazione dei nonni (> 65 aa) che supera già oggi quella dei nipoti (< 20 aa) e stime accreditate evidenziano come tra vent’anni e poco prima del 2030, avremo il sorpasso numerico dei bisnonni (ultraottantenni) rispetto a quella dei pronipoti (< 10 aa).
Elaborazione di dati ripresi da Golini A. “Ageing Society, trend demografici e scenari futuri”
In questo scenario demografico europeo e soprattutto italiano il malessere demografico si esprime come divario tra popolazione anziana non attiva o poco attiva e popolazione giovane attiva o potenzialmente attiva con conseguente grado di dipendenza economico e sociale tra le generazioni. Ciò fa emergere con chiarezza una situazione, in cui una maggior richiesta di servizi per anziani non è sicuramente garantita da copertura economica dell’intervento pubblico, visto il ridursi della parte di popolazione attiva che dovrebbe garantire la contribuzione fiscale per il finanziamento del sistema all’interno dei rispettivi sistemi di welfare nazionali. A fronte di questa realtà, accompagnata da una decrescita economica generalizzata, nessuna previsione affidabile pare rassicurare su una rapida crescita economica nell’Europa nell’immediato evidenziando una crisi generale del welfare.
L’uscita dalla crisi non configurandosi come soluzione nell’immediato, può tuttavia essere elemento utopico di stimolo per ricercare soluzioni su due direzioni: costruire progettualità finalizzate a mantenere equilibri intergenerazionali fondati sulla solidarietà reciproca e a promuovere un processi di omestasi e coesione sociale fondati su azioni di accompagnamento all’invechiamento attivo della popolazione over 65. Per uno specifico processo di governance interdisciplinare del sistema anziani e del sistema giovani per il sistema città potrebbe essere funzionale lo sviluppo organico del flusso naturale di aiuto che si genera tra anziani e giovani, definito come trasferimenti intergenerazionali (Tomassini e Lamurra 2011), indirizzandolo su percorsi di reale coesione sociale. I trasferimenti intergenerazionali che si si sviluppano e sono resi operativi seconda due valute, spazio ( come le generazioni decidono di dividere o condividere lo spazio abitativo ) e tempo (come le generazioni si scambiano aiuto in diverse mansioni usando del proprio tempo), possono essere una proficua strada da percorrere.
Rispetto alla prima valuta, lo spazio, la coresidenza o la vicinanza dei luoghi di vita sono una buona occasione di fruttuosa solidarietà intergenerazionale utile a entrambe le generazioni; rispetto alla seconda, lo scambio del tempo a disposizione ( scambio di aiutati domestici, accompagnamento di nipoti, offerta di tempo per scambio interculturale, etc), è una ulteriore proposta per sviluppare coesione fruttuosa tra generazioni. Così gli anziani soli possono condividere con giovani soli, spazi e tempi e riceverne reciproco beneficio. Le difficoltà e fragilità degli uni possono essere compensate dalle ricchezze reciproche. Le opportunità di entrambe le generazioni sono rinforzate. La coesione che ne deriva è opportunità per la società. Infine considerare che tutte le età hanno diritto di esprimersi nella loro singolarità come fasi peculiari della vita può essere ancora una via da percorrere per facilitare l’intergenerazionalità evitando tentativi di leggere in maniera distorta la vecchiaia come una nuova giovinezza e d’altra parte la giovinezza come un anticipo della vecchiaia. Una seconda consapevolezza d’altra parte, apparentemente contrapposta alla prima, aiuta nei ragionamenti e negli atteggiamenti sociali: che le età degli individui possano essere analizzate e comprese in maniera svincolata dalla scansione rigida del tempo cronologico. Ogni individuo è portatore di diverse età – cronologica, biologica, personale, sociale, soggettiva – correlate tra loro da interferenze di vario ordine, culturale, ambientale, educativo, sociale, storico, e non sempre coincidenti con i parametri storicamente riconosciuti ( Mirabile, 2011).
In questa sfida di innovazioni concettuali e progettuali il 2013 sarà sicuramente un anno di cambiamento nonostante la generale crisi che avvolge il mondo. Auguri per l’Anno 2013 da FPR Abitaresociale