Esiste una parametro oggettivo per indicare quando una persona o una fascia di popolazione può essere considerata vecchia?
Il concetto di vecchiaia è apparentemente universalmente riconosciuto ma studiosi, epidemiologi, economisti e politici difficilmente convergono su parametri obiettivi. L’individuazione di una soglia della vecchiaia, intesa in termini demografici e sociologici, non è di secondaria importanza al momento di pianificare strategicamente interventi di politica economica, sanitaria e sociale. Disporre di un numero di anziani più o meno numeroso in una popolazione , infatti, condiziona le scelte economiche e sociali in termini di servizi.
In questo momento storico, il limite riconosciuto a partire dal quale si considera raggiunta l’età anziana è rappresentato dai 65 anni ma in futuro questo limite è destinato a essere modificato e In alcuni casi, in cui vengono utilizzati degli approcci differenti da quelli tradizionali, questo limite è già stato messo in discussione. Alcuni studiosi propongono altre forme di misurazioni per la vecchiaia e l’invecchiamento, rispetto a quella nota dell’età cronologica in cui è contemplato anche il grado di autonomia personale.
Un post pubblicato nel blog “Envejecimiento en red” descrive alcune forme alternative di misurazione della vecchiaia e dell’ invecchiamento di una popolazione e la conseguente dipendenza sociale. Si potrebbe parlare di opzioni che iniettano un po’ di ottimismo nei ragionamenti sull’invecchiamento demografico ormai consolidato e allontanano per certi versi alcune preoccupazioni talvolta esagerate sul fenomeno.
Ecco le opzioni:
- Età soggettiva: età nella quale le persone ritengono di potersi considerare “anziane”. Al di là della poca trascendenza economica e finanziaria si tratta di una decisione che lascia alle persone la decisione di “sentirsi vecchia”. L’indagine europea permanente ( Barometro Europeo ), basato su interviste alla popolazione evidenzia proprio questo dato percettivo che si differenzia a seconda delle persone che vengono intervistate e degli stati nei quali è rilevata l’intervista. In linea di massima, l’età media a parire dalla quale le persone si considerano anziane è 68 anni . Questo limite di età sale man mano che l’intervista riguarda persone sempre più in avanti nell’età e le donne la cui speranza di vita alla nascita è maggiore di 6 anni rispetto agli uomini ritardano questo limite di età per la vecchiaia. Anche le persone con titolo di studio superiore ritardano l’inizio della loro vecchiaia rispetto a quelle senza titolo di sutdio.
- Età cronologica: già se ne conoscono le deduzioni e applicazioni sociali, economiche e politiche. Permette applicazioni che danno certezze alle proiezioni e ai confronti internazionali. Questa misura non tiene però conto dei progressi sempre più positivi in termini di speranza di vita , salute, stili di vita attiva e autonomie conquistate dalle persone anziane.
- Età prospettica: permette di correggere i limiti dell’età cronologica in quanto introduce il concetto della speranza di vita. Anche in questo caso si riduce il numero delle persone anziane in una popolazione calcolato solo secondo l’età cronologica.
- Aggiustamento per disabilità: si tratta di calcolare percentuali di persone anziane con disabilità rispetto a persone senza disabilità . I risultati si avvicinano a quelli rilevati con l’età prospettica.
- Età mediana: basato sui calcoli statistici delle “mediane” ( divisione della popolazione in due metà uguali, quella al di sotto di una età definita e quella al di sopra e calcolo della media). In effetti al di sotto si considerano le età più giovani e al di sopra quelle più anziane e risulta che, in molti paesi, l’età mediana va crescendo sempre di più col passare degli anni .
- Età mediana prospettica: cerca di fare una comparazione temporale mantenendo costante la speranza di vita o il tempo di vita. Secondo l’età mediana prospettica, nel 2050, un maschio di 47 anni avrà la stessa speranza di vita di un maschio d i 41 anni del 2015: ciò indica un certo ritardo nel calendario dell’invecchiamento.
In conclusione
Queste diverse forme di misurazione dell’invecchiamento della popolazione sono utili sia alla popolazione, a leggere il proprio invecchiamento secondo ottiche diverse rispetto a quella rappresentata dalla sola età cronologica, sia i decisori politici a individuare strategie politiche differenti basate sui miglioramenti dello stato di salute della popolazione che invecchia e sulle sue potenzialità sociali ( invecchiamento attivo) . Si tratta di proiettarci con maggiore ottimismo nei confronti delle opportunità offerte dal fenomeno dell’”invecchimento attivo” rispetto al pessimismo allarmante dell’”inverno demografico”. Il tempo di vita delle persone va rielaborato in termini di vita attiva e di lavoro .
Leggi post originale su
“Envejecimiento en red “
https://envejecimientoenred.wordpress.com/2014/07/31/nuevas-formas-de-medir-el-envejecimiento-i/