Nuovi modelli di Senior Cohousing: Jubilares

Abitaresociale è alla continua ricerca di modelli abitativi innovativi destinati alle persone anziane che desiderano invecchiare attivamente in casa propria. In questa intervista Javier Del Monte Diego dell’associazione Jubilares, ci spiega uno dei modelli più interessanti di Senior Cohousing che si stanno velocemente diffondendo in Spagna.

  1. Cos’è un Jubilares?

Chiamiamo “JUBILAR” (parola inventata a partire dal latino “jubilare”: gridare di allegria; e “lar”: casa) ad una comunità che si autopromuove e autogestisce, di persone anziane che vivono in un contesto disegnato da loro stessi. Si basa su un modello esistente da molti anni in molti paesi del mondo comunemente noto come “senior cohousing”. Si tratta innanzitutto di una comunità di persone che principalmente desiderano essere dei “buoni vicini”, e che si organizzano come una cooperativa di 15/30 alloggi di uso privato e di zone comuni che considerano come estensione della propria casa.

LogoJubilaresLa caratteristica principale dei modelli di cohousing è che si realizzano a partire da modelli partecipativi. Noi come Jubilares e abbiamo adottato quello del danese Nielsen, rielaborato a sua volta dallo statunitense Charles Durrett. Il contributo di Jubilares a questo modello residenziale riguarda la possibilità di realizzare luoghi in cui invecchiare con qualsiasi livello di autonomia. Per questo motivo si progetta conforme a criteri di disegno universale (design for all. Adatto a tutte le persone e adattabile in relazione alle mutevoli necessità della vita) e si include nella metodologia una previsione di assistenza integrale e centrata sulla persona.

La associazione Jubilares, inoltre, è una entità senza scopo di lucro che lavora nella diffusione, ricerca e promozione delle conoscenze rispetto al miglioramento dell’ambiente fisico per l’invecchiamento; la sua attività fondamentale consiste nella consulenza e aiuto per la creazione di Jubilares, e la creazione di una rete sempre più estesa di associati.

  1. Che risultati state ottenendo attraverso il vostro modello?

In questi tre primi anni di vita della associazione abbiamo lavorato principalmente nella ricerca e diffusione di questo modello residenziale, così come nella promozione di un nuovo paradigma dell’invecchiamento basato sulla partecipazione attiva e l’inclusione nella comunità. Allo stesso modo ci siamo concentrati nella redazione di articoli per il nostro blog (blog.jubilares.es) e attraverso altri mezzi di comunicazione, pubblicazioni su gerontologia, partecipato a decine di conferenze e congressi.Rispetto alla creazione di Jubilares nel nostro paese, in questo tempo abbiamo realizzato presentazioni, laboratori e consulenze per 16 gruppi embrionali in tutta Spagna.

Hanno aderito a Jubilares 2 di questi, uno è in fase di costruzione, e continuiamo a lavorare con i gruppi per la formalizzazione di comunità in altri 7 casi in tutta Spagna, la maggior parte di questi nei dintorni di Madrid. In questo momento, la lista di persone interessate è di 126 persone, da tutta la Spagna per le queli organizziamo riunioni eventuali per facilitare la conoscenza mutua di persone con principi affini.

  1. Quali sono state le difficoltà che avete incontrato nella realizzazione del vostro progetto?

Vivere in un cohousing è una idea ricorrente nelle chiacchiere abituali tra amici. “E se ci unissimo per invecchiare insieme?”. La prima reazione di molte persone quando vengono a conoscenza del fatto che questo modello esiste e che esiste una evidenza empirica che sia fattibile e di successo, è molto positiva. Ma presto o tardi iniziano a sorgere varie riluttanze e difficoltà. Resistenze personali al proprio processo di invecchiamento (pensare che questo modello residenziale è “per quando sarò anziano”…) o al cambio di residenza (per la quale si può nutrire una eccessiva dipendenza anche nel caso in cui non sia “adeguata” allo stile di vita che si vorrebbe mantenere), riluttanze da parte della famiglia (“stai facendo una pazzia…”). Ecc.. Resistenza all’innovazione da parte di enti finanziari (che non prendono in considerazioni nuovi modelli nei propri dipartimenti di rischio…)

La crisi economica ha, inoltre, reso maggiormente complessa la vendita di immobile nel caso si decida di cambiare la residenza abituale per quella nuova (jubilar), dato che in questo momento sono limitate sia la aspettative di vendita della propria casa che le condizioni di finanziamento. La associazione Jubilares lavora proprio per superare queste difficoltà. Offriamo aiuto e sicurezza per vincere le resistenze personali, familiari e sociali. In questo modo, il processo diventa molto più semplice.

  1. Quali sono le caratteristiche fondamentali necessarie per poter realizzare lo stesso progetto in altri contesti?

La chiave risiede nel metodo. Questa è la caratteristica invariabile per qualsiasi iniziativa. La metodologia per sviluppare questo tipo di comunità, depurata dall’esperienza accumulata, si articola attraverso sistema partecipativi nei quali si da priorità alla formazione e al funzionamento del gruppo umano, autentico nucleo del progetto, per passare poi a occuparsi del disegno e costruzione delle residenze private e delle zone comuni desiderate. Como correttamente riassumono gli olandesi: “prima si fa la comunità, poi si costruisce l’edificio”.

presentacion grupo

  1. Avete avviato delle relazioni con l’amministrazione pubblica o altri soggetti privati? Di che tipo?

Crediamo fermamente nella cooperazione per portare avanti progetti di innovazione sociale come il nostro. Riteniamo Jubilares una rete che comprende molte più persone rispetto ai soci, una rete che lavora in forma cooperativa con gli stessi valori e principi. In questo modo collaboriamo reciprocamente con enti pubblici come CEAPAT e IMSERSO, altre organizzazioni senza scopo di lucro come la Fundación Pilares per la Autonomía Personale, UDP (Unión Democrática de Pensionistas), la Fundación Mapfre, SIENA Cooperativa, la banca etica FIARE, o imprese come MMN Arquitectos, Marsanz Abogados, ecc. Ognuna delle cooperative Jubilares richiede allo stesso modo un dialogo con le amministrazioni coinvolte (comune, regione). La relazione con questi soggetti si è sempre caratterizzata per uno spirito di collaborazione molto costruttivo.

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  1. Cosa avviene quando una persona anziana perde la propria autonomia? Che tipo di interventi avete previsto?

Una delle caratteristiche principali di un “jubilar” rispetto ad altre iniziative di “senior cohousing” si basa precisamente sul fatto che riteniamo necessaria una previsione di Assistenza Integrata e Centrata nella Persona (AICP). Si tratta di un nuovo paradigma di assistenza, basato nella centralità della persona e della sua autonomia indipendentemente dal proprio stato di autonomia. Si tratta di assistenza a domicilio, alla carta, contrattata rispetto alle necessità del momento, basata sulle preferenze, desideri e valori di ogni persona, in cui la persona ha un proprio ruolo attivo e che conta su un professionista di riferimento (case manager) che orienta la comunità rispetto a buone abitudini di cura personale e sull’acquisizione di ulteriori servizi, ma che non offre nessun servizio di tutela laddove non sia strettamente necessario.

Oggi è possibile vivere in una casa con una assistenza socio-sanitaria adeguata. A partire del fatto che il cohousing, implica un processo iniziale di disegno partecipativo, è molto importante che la comunità preveda questo tipo di assistenza futura sin del principio, dato che questo avrà delle implicazioni nel disegno spaziale e organizzativo del centro. 

Un jubilar deve consentire di vivere con qualsiasi grado di autonomia, sino alla fine.

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DESDE AQUI LA ENTREVISTA COMPLETA EN CASTELLANO

¿Qué es un Jubilar?

Llamamos “jubilar” (palabra inventada a partir de la latina “iubilare”: gritar de alegría; y “lar”: hogar) a una comunidad autopromovida y autogestionada de personas mayores que viven en un entorno diseñado por ellas mismas. Se basa en el modelo existente desde hace décadas en muchos países del mundo también denominado “senior cohousing”. Es ante todo una comunidad de personas que principalmente quieren ser “buenos vecinos”, y se organizan como una cooperativa de entre 15 y 30 viviendas de uso privativo y unas zonas comunes que comprenden como extensión de la vivienda. Lo característico de los modelos de cohousing es que se construyen a partir de métodos participativos. Nosotros hemos tomado el del danés Nielsen, reelaborado a su vez por el estadounidense Charles Durrett. La aportación de Jubilares es una concepción de este modelo residencial como lugar que permita vivir hasta el final, con cualquier nivel de dependencia. Por ello se proyecta conforme a normas de diseño universal (adaptado para todas las personas y adaptable a las necesidades cambiantes) y se incluye en la metodología una previsión de asistencia integral y centrada en la persona. Por otra parte, la Asociación Jubilares es una entidad sin ánimo de lucro que trabaja en la difusión, investigación, y promoción de conocimientos acerca de las mejoras en el entorno físico para el envejecimiento; la actividad fundamental reside en el asesoramiento y apoyo para la creación de jubilares, que son en última instancia las que se constituyen como socias de Jubilares en una red cada vez más amplia.

¿Qué resultados estáis consiguiendo a través de este modelo?

En estos tres primeros años de vida de la asociación hemos trabajado principalmente en la investigación y difusión de este modelo residencial, así como en la promoción de un nuevo paradigma del envejecimiento basado en la participación activa y la inclusión en la comunidad. Así nos hemos centrado en la redacción de artículos para nuestro blog (blog.jubilares.es) y para otros medios, publicaciones sobre gerontología, participado en decenas de conferencias y congresos, etc. Respecto de la creación de jubilares en nuestro país, en este tiempo hemos realizado presentaciones, talleres y asesoramiento para 16 grupos embrionarios en toda España. Se han adherido a Jubilares 2 de ellos, hay uno en proceso de constitución, y seguimos trabajando conjuntamente con los grupos para la formalización de comunidades en otros 7 casos. La mayoría se sitúan en las cercanías de Madrid, aunque están repartidos por toda España. Al tiempo, la lista de personas interesadas (a título individual) es a día de hoy de 126 personas, de toda España. Organizamos reuniones eventuales para facilitar el conocimiento mutuo de personas en principio afines.

¿Cuáles fueron las dificultades que habéis encontrado en la realización del proyecto?

Vivir en cohousing es una idea recurrente en las charlas habituales de amigos. “¿Y si nos unimos para envejecer juntos?” La primera reacción de muchas personas, cuando conocen que esto existe y hay evidencia empírica de que es viable y exitoso, es muy positiva. Más tarde comienzan a surgir múltiples resistencias: Resistencias personales al propio envejecimiento (pensar que este modelo residencial es “para cuando sea mayor”…) o al cambio de vivienda (a la que se le puede tener excesivo apego incluso a pesar de no ser en algún sentido “adecuada” a la propia vida que se desea mantener), resistencias por parte de la familia (“en qué locura te estás metiendo…”), etc. Resistencias a la innovación por parte de entidades financieras (que no consideran nuevos modelos en sus departamentos de riesgos…). La situación de crisis económica ha complicado la venta de los inmuebles cuando el caso es cambiar la vivienda habitual por la nueva (jubilar), puesto que se encuentran más limitadas tanto las expectativas de venta de la propia vivienda y como las condiciones de financiación. La asociación Jubilares trabaja precisamente para vencer estas dificultades. Aportamos apoyo y seguridad para vencer las resistencias personales, familiares y sociales. De esta forma el proceso es mucho más sencilLo.

¿Cuáles podrían ser las principales características necesarias para realizar el mismo proyecto en otros contextos?

La clave reside en el método. Esa es la característica invariable para cualquier iniciativa. La metodología para desarrollar este tipo de comunidades, depurada por la experiencia acumulada, se articula mediante sistemas participativos en los que se prioriza la formación y funcionamiento del grupo humano, auténtico núcleo del proyecto, para después pasar a ocuparse del diseño y construcción de las viviendas y zonas comunes deseadas. Como acertadamente resumen los holandeses: “Primero se construye la comunidad, después se construye el edificio”.

¿Habéis enlazado algún tipo de relación con la administración pública u otras entidades privadas? ¿De qué tipo?

Creemos firmemente en la cooperación para sacar adelante proyectos de innovación social como el nuestro. Comprendemos Jubilares como una red que va más allá de la que conforman sus propios socios, una red que trabaja de forma cooperativa sobre los mismos valores y principios. Así, colaboramos mutuamente con entidades públicas como CEAPAT o IMSERSO, otras organizaciones sin ánimo de lucro como la Fundación Pilares para la Autonomía Personal, UDP (Unión Democrática de Pensionistas), la Fundación Mapfre, SIENA Cooperativa, la banca ética FIARE, o empresas como MMN Arquitectos, Marsanz Abogados, etc. Cada una de las cooperativas jubilares requiere asimismo de un diálogo con las administraciones implicadas (ayuntamiento, comunidad autónoma…) La relación con ellas se ha caracterizado por un espíritu de colaboración muy constructivo.

¿Qué ocurre cuando una persona mayor pierde su autonomía? ¿Qué estrategia tenéis planteada en estos casos?

El signo distintivo de un “jubilar” respecto de otras iniciativas de “senior cohousing” precisamente se halla en la que creemos necesaria previsión de Asistencia Integral y Centrada en la Persona (AICP). Es un nuevo paradigma de atención, basado en la centralidad de la persona y su autonomía para controlar su propia vida con independencia del estado de grado dependencia. Se trata de una asistencia a domicilio, a la carta, contratada según las necesidades oportunas en cada momento, basada en las preferencias, deseos y valores de cada persona, donde ésta tiene una participación activa y que cuenta con el apoyo de un profesional de referencia (“case manager” en el mundo angloparlante) que orienta a la comunidad sobre buenos hábitos de autocuidado y en la contratación de los diferentes servicios, pero que no tutela mientras no sea estrictamente necesario. Hoy se puede vivir en el hogar con un apoyo socio-sanitario adecuado. Pero partiendo de que el cohousing implica un proceso inicial de diseño participativo es muy importante que la comunidad prevea este tipo de asistencia futura desde el principio, puesto que afectará al diseño espacial y organizativo del centro. Un jubilar ha de permitir vivir con cualquier grado de dependencia, hasta el final.

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