Ambiti di relazione per il progetto dell’abitare della persona anziana

Una persona anziana trascorre circa l’80% della giornata nella sua abitazione. La casa, dunque, rappresenta il luogo in cui si svolgono praticamente tutte le sue attività quotidiane: dalle attività domestiche più semplici a quelle che ne aumentano il benessere psicologico (prendersi cura dei familiari o ricevere cure, partecipare alla vita del vicinato). Diventa dunque fondamentale che gli alloggi garantiscano una vita in autonomia e in sicurezza e possano essere adattate alle nuove esigenze che nel corso della vita si possono presentare.

La vecchiaia, infatti, non è uno status ma un processo dinamico[1]..

Per questo motivo il progetto della casa di una persona anziana deve saper dare risposta non solo alle  sue necessità personali ma anche quelle del suo intorno affettivo. L’ambiguità degli spazi ha un ruolo importante nella flessibilità dell’unità abitativa: nei 75 alloggi protetti di Cronstetten House a Francoforte (2006) gli architetti Frick.Reichert collegano il soggiorno e la terrazza ad una stanza dall’uso indefinito che può essere trasformata in stanza da letto nel caso in cui la  persona anziana abbia bisogno di assistenza[2]. La capacità di potersi adattare all’innovazione tecnologica (domotica e ICTs) per invecchiare in casa senza necessità di dover cambiare alloggio con il subentrare di problematiche di autosufficienza è, inoltre, uno degli imperativi per l’abitare degli anziani.

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La tipologia abitativa e la scala dell’intervento hanno una relazione diretta con il benessere psico-fisico della popolazione anziana: è dimostrato che gli anziani che abitano in edifici alti soffrono maggiormente di depressioni e vivono più isolati rispetto agli abitanti dello stesso quartiere che abitano in case basse[3]. È quindi auspicabile, dove la morfologia urbana lo permette, una tipologia abitativa che non superi i 3 piani in modo da garantire una connessione diretta con “la quota zero”. Complessi residenziali che non superano i 30-40 alloggi facilitano una partecipazione attiva alla vita comunitaria.

L’edificio, primo ambito di relazione della persona anziana, deve essere concepito come l’estensione naturale degli spazi privati dell’abitare. La presenza di spazi comunitari (sale per la ginnastica o per attività culturali ecc.) e servizi per il quartiere al pian terreno (biblioteche, centri culturali ecc.) arricchiscono la complessità funzionale della città. Gli spazi di transizione (scale, ingressi, gallerie, terrazze ecc..) possono accogliere nuovi e imprevedibili usi fungendo da filtro tra la scala dell’alloggio e quella del quartiere: una serra per il giardinaggio, un parcheggio per le bici. Nel Frauen-Werk-Stadt di Vienna progettato da Franziska Ullmann, ad esempio,  in corrispondenza di ogni piano viene inserito uno spazio per le carrozzine.

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Una mixité sociale equilibrata aiuta a creare reti di sostegno informali tra la comunità degli abitanti: nel complesso di social housing di via Cenni a Milano, il più grande complesso residenziale in legno d’Europa (studio Rossi Prodi Associati), le persone anziane possono della cura dei bambini in spazi appositamente pensati per la socializzazione e l’incontro. Il quartiere, infine, rappresenta la scala territoriale di riferimento della persona anziana e affinché possa rispondere efficacemente alle sue esigenze deve essere dotato di una serie di servizi (sanitari, commerciali, culturali, ecc..) in un raggio massimo di 500 metri  o un tempo di percorrenza di 15 minuti a piedi. Deve essere uno spazio urbano inclusivo,  adatto a tutte le età e gruppi sociali, flessibile e sicuro, che permetta alla persona anziana di muoversi in totale autonomia [4].

Se si considera che nel 2030 i due terzi della popolazione mondiale vivrà nelle città e che nelle principali zone urbane la popolazione con più di 65 anni supererà il 25% della popolazione totale, è quanto mai chiara l’urgenza di una pianificazione urbana che consideri la densità abitativa come caratteristica imprescindibile dell’abitare della persona anziana. Sarà altrettanto necessario considerare la dimensione dispersa dei contesti extra-urbani [3], che richiederanno forme di abitare che si baseranno non sulla densità, ma sull’intensità urbana intesa come capacità di generare complessità funzionale nei nuovi sprawl peri-urbani.

[1] Schenk, Herrard (2008) The adventure of growing old: on growing old and staying Young, in A. Huber (ed.), New Approaches to Housing for the second half of live (pp. 15-26) Berlin: Birkauser

[2] Feddersen, Eckhard et al. (2009) Living for the Elderly:a design manual (p. 247). Basel: Birkhäuser

[3] Phillipson, Chris (2010) La creación de ciudades adecuadas para los mayores” Metropolis, n. 80, (p. 49) Barcellona: Ayuntamiento de Barcelona

[4] Van Uffelen, C. (2012) Residential architecture for senior citizens (p. 263). Berlin: Braun

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