Abitaresociale, in occasione dell’evento Enablers for Success – ICT support to Active and Healthy Aging svoltosi a Barcellona il 16 Gennaio scorso, ha intervistato il Dr. Alexander Kalache, esperto nei temi dell’invecchiamento e in particolare nell’ambito della cura della terza età, epidemiologia dell’invecchiamento, promozione della salute, sviluppo della politica intersettoriale.
Tra i principali traguardi raggiunti nella sua carriera professionale, Dr Kalache c’è anche l’incarico di direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) che, durante la sua guida ha lanciato il movimento Globale delle Città Amiche degli Anzini (Age Friendly Cities).
FPR: Dr. Kalache , perché una città dovrebbe entrare a far parte della rete Age Friendly Cities?
A.Kalache: Viviamo in un mondo sempre più globalizzato, quanto di interessante succede in Spagna o in Italia può diventare molto rilevante per il Brasile o per altre nazioni nel mondo. Ma se rimaniamo isolati, non possiamo imparare gli uni dagli altri. La rete istituita dall’Organizzazione Mondiale della Salute delle Città Amiche delle persone anziane, è un meccanismo facilitatore di intercambio di idee, di iniziative, di strumenti e di apprendimento mutuo. In questo senso è quindi un punto di partenza che consente di parlare un linguaggio comune. Quando abbiamo iniziato a sviluppare il movimento delle Città Amiche degli Anziani c’erano 35 città per le quali abbiamo stabilito una metodologia unica, un protocollo comune (Vancouver) esaminando le dimensioni che influiscono sulla qualità della vita delle persone nella misura in cui invecchiano: accesso alla informazione, comunicazione, trasporti, residenza ecc.
Sulla base di questi dati, ricavato dai risultati emersi dai focus groups che hanno coinvolto più di 2.000 persone anziane, abbiamo quindi sviluppato la GUIDA DELLE CITTÀ AMICHE DEGLI ANZIANI che è il punto di partenza per qualunque città ambisca a far parte della rete. La prima cosa da fare è una diagnosi delle condizioni di vita delle persone anziane, perché loro sono le sole protagoniste di qualsiasi azione venga messa in atto, attraverso un processo che parte dal basso. Successivamente e sulla base dei risultati della diagnosi, è necessario il coinvolgimento dell’amministrazioni, autorità, associazioni e privati, attraverso un processo dall’alto verso il basso. Attualmente ci sono a livello mondiale più di 1.400 città che stanno partecipando in qualche modo o nell’altra nella rete e collaborando per adeguare la Guida. Perché stare isolati se si possono condividere le esperienze?
FPR: Quali sono i vantaggi e le opportunità di far parte della Rete?
A.Kalache: Sicuramente il maggior vantaggio di stare dentro la rete è quello di stare in continua condivisione, apprendendo non solo conoscendo le esperienze altrui, ma anche da un punto di vista della metodologia. Ciò che si richiede per poter far parte della rete non si limita solo al tipo di attività che si possono realizzare, ma anche come si arriva a farle, per questo avere la possibilità di stare in contatto con altre città rende più semplice raggiungere l’obiettivo.
FPR: Quali sono gli organismi che dovrebbero essere coinvolti per poter entrare a far parte della rete?
A.Kalache: Indubbiamente, in primis, l’amministrazione pubblica e la società civile con le associazioni. È basilare che i gruppi non siano composti esclusivamente da persone anziane, che è fondamentale che siano presenti ma lo è altrettanto che esista uno scambio con altri gruppi di età. Una città amica delle persone anziane è una città amica di tutti, una società per tutti. Questo dialogo tra persone anziane e giovani è essenziale.
È importante inoltre coinvolgere il settore privato, perché dispone delle risorse economiche. In molte delle città appartenenti alla rete, molte delle innovazioni provengono da iniziative del settore privato che si è reso conto che quello degli anziani, è il settore di mercato che maggiormente è destinato a crescere nei prossimi anni. Perché quindi non stabilire partnership pubblico – private? Un altro settore che è importante coinvolgere è quello dei mezzi di comunicazione, è fondamentale. Non solo dei grandi mezzi di comunicazione specializzati ma anche le reti sociali. Sicuramente è fondamentale la presenza di un gruppo accademico in grado di stabilire una metodologia ben strutturata e che siano in grado di condurre Forum locali e Focus group. Nella mia esperienza personale ad esempio, nella creazione della candidatura di Age Friendly New York, l’università ricoprì un ruolo fondamentale che fu la base poi per poter coinvolgere l’amministrazione pubblica e la società civile.
FPR: Quali sono le risorse economiche necessarie per poter avviare un progetto di Città amica degli anziani?
A.Kalache: Non è necessario avere dei costi, se si riesce ad avere l’appoggio di volontari. Le stesse persone anziane possono avere interesse a portare avanti questa prima fase di Diagnosi sulle proprie condizioni di vita. Ad esempio a Rio de Janeiro abbiamo creato una categoria denominata Agente Experiente che si sta occupando in prima persona della fase di analisi che altrimenti sarebbe più complicato per i responsabili accademici. Queste persone si occupano di andare a visitare persone anziane che sono isolate nelle loro case, che vivono sole e che hanno qualche tipo di dipendenza. Quest persone anziane che spesso rimangono INVISIBILI e che per questo sono difficilmente convocabili al momento di convocare un focus group, sono facilmente rintracciabili attraverso il supporto delle persone anziane con il quale si conoscono e hanno il contatto personale, il passaparola, e sanno dove trovarle. Tutto questo può essere fatto senza nessun tipo di costo.
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