Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’invecchiamento attivo è “un processo di ottimizzazione delle opportunità relative alla salute, partecipazione e sicurezza, allo scopo di migliorare la qualità della vita delle persone anziane”. Gli anziani che vivono da soli necessitano di particolare sostegno nell’invecchiamento attivo in casa per lo svolgimento della vita quotidiana per cui diventa importante permettere loro di acquisire competenze e strumenti utili per rafforzare le opportunità e modalità di inclusone alla vita di comunità. Le famiglie di questi anziani, d’altra parte, aspirano vogliono essere rassicurate sulle condizioni di salute del proprio familiare che vive solo e desiderano essere coinvolte nel co-progettare nuove forme di inclusione nella vita di comunità dei propri familiari.
Cogliere i fatti clinici e le variazioni dello stato di salute di questi anziani in tempo reale fornendo informazioni di supporto, permette comunque anche ai professionisti della cura di prendere decisioni assistenziali e di valorizzare il sistema di relazioni della persona fatto di familiari, volontari o altri soggetti non necessariamente appartenenti al mondo dei servizi, ma che possono essere coinvolti in maniera attiva nell’assistenza. È in tale contesto che si generano, per l’anziano e per le famiglie risorse e opportunità per un autocontrollo supportato delle malattie evitando il ricorso a servizi sanitari intensivi e non sempre tempestivi. Una più approfondita conoscenza delle condizioni di salute dei propri cittadini anziani grazie alle informazioni di salute colte secondo la logica “always on”, può essere utile al sistema di welfare delle comunità cittadine e dei responsabili delle organizzazioni sanitarie.
In quest’ottica l’utilizzo della tecnologia a servizio della persona che invecchia con gravi patologie può contribuire a facilitare lo svolgimento delle attività della vita quotidiana, ma anche dei suoi famigliari e di coloro che si occupano dell’assistenza, contribuendo in questo modo a mantenere un livello di invecchiamento attivo adeguato nel proprio contesto di vita.
Un dispositivo medico, nato in Sardegna e brevettato dalla startup BPCOmedia srl, spin off dell’Università Campus Biomedico di Roma, capitanata da Giuseppe Capasso è in sperimentazione in alcuni distretti sociosanitari della Sardegna in collaborazione con l’Azienda per la Tutela della Salute (ATS-Sardegna). Il rivoluzionario dispositivo, consente di tenere sotto controllo l’insidiosa Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO), una malattia molto diffusa.
Ne soffrono più di due milioni e mezzo di italiani ed è la quarta causa di morte al mondo, e – entro il 2020 – l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) la classificherà come terza causa. La BPCO è una patologia progressiva, solo parzialmente o per nulla reversibile, che colpisce l’apparato respiratorio con un’ostruzione delle vie aeree, spesso associata a uno stato di infiammazione cronica del tessuto polmonare. A lungo termine, produce un vero e proprio rimodellamento dei bronchi, provocando una riduzione consistente della capacità respiratoria e del contenuto di ossigeno nel sangue. Tale ridotta ossigenazione ha riflessi sugli altri organi influendo in modo significativo sulla qualità di vita.
Il dispositivo, basato sull’uso combinato di un comunissimo smartphone e di un pulsossimetro (un piccolo strumento che si applica ad un dito della mano e che rileva calcolare quanto ossigeno è presente nel sangue) per evidenziare una eventuale riacutizzazione della malattia, anche prima che si presentino sintomi clinici. I pazienti, semplicemente effettuando tre misurazioni al giorno con il pulsossimetro, potranno leggere direttamente sullo smartphone o sul tablet il proprio stato di salute. Le risposte saranno personalizzate in base alle caratteristiche fisiologiche di ogni persona e potranno indicare uno stato di salute normale oppure inviare allarmi per casi di desaturazione, di tachicardia, di peggioramento delle funzioni respiratorie o di missing data, ricordando al paziente se due o più misurazioni non sono state eseguite.
Le informazioni cliniche, oltre che sullo smartphone della persona, potranno essere visionate su una postazione centrale a distanza da parte dei professionisti che hanno in cura il paziente e dai propri familiari o personale di assistenza autorizzato dall’assistito. Si tratta di un vero e proprio autocontrollo guidato della malattia in cui questa tecnologia innovativa, supportando la persona malata, la rende sempre più esperta e permette ai professionisti della cura di intervenire anche a distanza in maniera proattiva, linea con la “medicina d’iniziativa”, modello assistenziale di gestione delle malattie croniche che, in tutto il mondo si va affermando.
La genesi del brevetto
Il nuovo dispositivo parla anche sardo, visto che tutto è partito da uno studio di ricerca condotto in collaborazione con il Policlinico dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, il Laboratorio di Sistemi di Elaborazione e BioInformatica (CoSBi) della Facoltà Dipartimentale di Ingegneria della medesima università e la ASSL (Area Socio Sanitaria Locale) di Lanusei. L’indagine ha consentito di sviluppare un algoritmo che, attraverso i dati registrati dal pulsiossimetro, su migliaia di rilevazioni, ha evidenziato l’insorgere di eventuali riacutizzazioni o di situazioni critiche, assicurando un’accuratezza del 98,4%, anche meglio rispetto a quanto fatto in modo naturale dai medici. Nel 2016 la ricerca è stata presentata alla IEEE-EMBS International Conference on Biomedical and Health Informatics (BHI) di Las Vegas (On the Remote Detection of COPD-Related Worrisome Events”–BHI 2016), conquistando la copertina della rivista Ieee Journal of Biomedical and Health Informatics, (vol. 21, N° 2, marzo 2017). Recentemente il sistema di autocontrollo si è aggiudicato la menzione speciale all’edizione 2018 di UniCredit Start Lab, il programma di accelerazione pensato da UniCredit per le startup, dove BPCOmedia srl è stata premiata tra oltre 600 startup, di cui 76 iscritte nella categoria Life Science.
La BPCOmedia srl e l’Azienda per la Tutela della Salute della Sardegna/ASSL Cagliari, Lanusei e Nuoro – che, a sua volta, ha individuato i Distretti Socio Sanitari dell’Ogliastra (Tortolì), Cagliari (Area vasta) e Nuoro – hanno avviato un protocollo sperimentale che interessa 500 pazienti, oltre a Medici di Medicina Generale e Medici Pneumologi.
Sono già stati arruolati circa 70 pazienti nei Distretti Sociosanitari di Cagliari e Tortolì e presto saranno arruolati i primi pazienti selezionati nel Distretto Socio Sanitario di Nuoro
Per maggiori informazioni: g.capasso@bpcomedia.it