Verso nuove forme di abitare condiviso per un invecchiamento attivo in casa

Il 19 Dicembre 2014 presso la sede del CnosFap si è svolto il seminario di formazione “Nuove forme di abitare condiviso per un invecchiamento attivo in casa”. Il seminario organizzato da Abitaresociale e CnosFap è stato organizzato come spazio di progettazione aperta secondo la metodologia degli Scenari. Durante tutta la durata del seminario è stato richiesto ai partecipanti di riflettere, in prima istanza individualmente, su diversi aspetti relativi alle “forme di abitare collaborativo per persone anziane” e, successivamente, di riportarle su un post-it che è stato condiviso e discusso tra tutti i partecipanti.

AA

FASE 1 | CRITICITA E PROBLEMATICHE

La prima fase dell’incontro ha riguardato le criticità e le problematiche relative al tema dell’abitare condiviso per l’invecchiamento attivo in casa. I partecipanti sono stati invitati a definire almeno tre dimensioni generali dei problemi/criticità. Sono emerse con chiarezza quattro dimensioni: sociale, economica, politica, culturale.

Dimensione sociale: È stata riconosciuta dai partecipanti la difficoltà da parte della società nel riconoscere il valore sociale delle persone anziane. È ancora in atto, infatti, un conflitto intergenerazionale tra anziani e giovani collegato al tema del lavoro, del riconoscimento delle competenze specifiche e la carenza di confronto costruttivo diffuso. È stata riscontrata, inoltre, una grave crisi della partecipazione e condivisione sociale che fa si che nella nostra società prevalga una situazione di isolamento diffuso e impedisce di attivare modelli basati sulla collaborazione tra generazioni e non di mera assistenza

Dimensione economica: Il dibattito relativo alla dimensione economica è stato, evidentemente, contrassegnato sia dalla crisi economica che dalla carenza di investimenti pubblici sul tema dell’invecchiamento attivo. È opinione comune che i fondi pubblici, infatti, siano attualmente destinati quasi interamente ai servizi di assistenza e non a sevizi volti alla promozione della salute e il benessere degli anziani. È stato rimarcato dai partecipanti che tale carenza di investimenti pubblici si rifletta specialmente sul sistema dei trasporti che risultano deficitari sotto il profilo dell’accessibilità fisica. È opinione condivisa che il settore privato potrebbe essere disposto a investire per creare progetti di abitare condiviso, ma emerge una grave carenza di supporti culturali e socio-politici che facilitino questo tipo di interventi.

Dimensione politica: È stato ampiamente condiviso in aula, il fatto che la politica investa prevalentemente su famiglie, giovani e minori e sottovaluti la questione anziani. Tale divario di interesse si riflette in una mancanza di strumenti normativi capaci di influire sul sociale e sul sistema di welfare. È stato constato quindi un disinteresse da parte delle amministrazioni pubbliche ad avviare politiche abitative funzionali all’invecchiamento della popolazione e alla fragilità delle persone in fase di invecchiamento e il perpetrarsi di modelli abitativi tradizionali assistenzialistici.

Dimensione culturale: È stata constata una totale mancanza di consapevolezza culturale da parte della società rispetto ai temi dell’invecchiamento attivo e, più in generale, dell’invecchiamento della popolazione. I partecipanti hanno considerato prioritario individuare strategie che rendano appetibile il tema dell’invecchiamento della popolazione da parte di politici e società civile e che consentano di individuare azioni concrete a sostegno all’invecchiamento. È stata considerata carente la diffusione della cultura dell’integrazione, dell’accoglienza reciproca tra le generazioni e nello specifico, dell’abitare condiviso. Si considera necessario investire in termini di “tempo” affinché aumenti la consapevolezza della popolazione rispetto ai vantaggi dell’abitare condiviso tra diverse generazioni. La principale difficoltà riscontrata sotto il profilo culturale è stata, quindi, la carenza di riferimenti e modelli gestionali consolidati di coabitazione.

BB

FASE 2 | SCENARIO 2050, LA VISIONE FUTURA

Nella seconda fase i partecipanti sono stati invitati ad immaginare un ipotetico modello di abitare collaborativo per persone anziane ambientato nell’anno 2050. Per facilitare il lavoro dei partecipanti è stata posta come condizione il superamento per tale obiettivo temporale di tutte le complessità e problematiche riscontrate nella fase 1. In questa fase sono emerse soprattutto considerazioni frutto delle varie aspirazioni e attitudine dei partecipanti. Dalla maggioranza delle proposte è emerso il desiderio di vivere il proprio invecchiamento in una casa di ridotte dimensioni (60 mq al massimo), in campagna ma prossima ai servizi che solo la città può offrire. La casa viene immaginata con spazi intimi privati (camera da letto, bagno e soggiorno) e spazi in condivisione (cucina, lavanderia, spazi per attività ricreative, lettura, studio, ecc.). Le indicazioni relative all’assenza di barriere architettoniche e la possibilità di coltivare un piccolo orto in condivisione riflettono aspirazioni che il corso della mattina ha consolidato anche da un punto di vista didattico Tra i partecipanti vi è chi sogna di poter avere spazi comuni dove conservare oggetti personali e ricordi per i quali attualmente non si ha abbastanza spazio. Gli scenari proposti prevedono anche integrazioni sociale, culturale e generazionale oltre all’accessibilità degli spazi, fruibilità diffusa e sostenibilità ambientale di tutti gli spazi.

Le città e i quartieri sono stati immaginate come piccoli centri comodi e fruibili a misura di soggetti fragili. In tal senso, particolare attenzione è stata posta nell’immaginare ambienti in cui saranno fondamentali il colore, l’armonia, i profumi, i suoni e tutti quegli elementi in grado di facilitare le relazioni. La maggioranza dei partecipanti ha indicato come caratteristica del modello di abitare collaborativo la possibilità che nei luoghi dell’abitare vi sia la possibilità avere un sostegno e aiuto da parte ci persone per i momenti difficili della fase dell’invecchiamento. È stato immaginato per la Sardegna un futuro in cui spazi pubblici e privati saranno progettati secondo canoni di vivibilità per tutte le età, nel rispetto delle esigenze di tutte le fasi della vita e agevolando le capacità relazionali tra le persone e con l’ambiente. Ci si immagina che le persone anziane nel 2050 possano abitare nei vecchi centri riappropriandosi di luoghi ora abbandonati, vicini alle loro famiglie e a contatto con la natura. Per fare questo, non sono state ipotizzate nuove realizzazioni ma, al contrario, la riqualificazione delle attuali abitazioni alle nuove esigenze e modelli di vita collaborativa. Anche gli spostamenti sono stati immaginati facilitati da un sistema di collegamenti fruibile e funzionale ad un comodo raggiungimento di mercati, musei e teatri.

CC

FASE 3 | RISORSE, AZIONI: CHI FA COSA?

I partecipanti sono stati invitati a progettare lo scenario 2050 ipotizzato nella fase 2 attraverso l’individuazione di risorse, azioni da intraprendere e attori da coinvolgere. Le principali idee espresse dai partecipanti possono essere sintetizzate in questo modo:

  • Ricerca di modelli di autofinanziamento per realizzare nuove forme di abitare collaborativo da parte di associazioni no profit. I servizi necessari per l’invecchiamento potrebbero essere organizzati attraverso una collaborazione tra l’amministrazione pubblica, soggetti esterni e pubblico. Si pensa ad un modello di compartecipazione economica tra pubblico e privato sulla base del reddito. Da questo punto di vista si considera che il volontariato possa assumere un ruolo proattivo nell’offerta dei servizi.
  • Fondazione di agenzie formative organizzate in collaborazione con la famiglia, la scuola e l’università per sviluppare maggiori competenze sui tema dell’invecchiamento e sui servizi. Per far questo si considerano fondamentali team professionali che sappiano favorire e accompagnare questi processi.
  • La politica regionale viene chiamata a dare risposte attraverso la riprogrammazione dei suoi interventi sul territorio: recupero dei centri storici, decentramento abitativo, rete efficiente di trasporti e posizionamento di servizi anche nei piccoli centri periferici al fine di favorire anche le fasce di popolazione più anziane e non autonome nei trasporti.
  • Si propone una maggiore integrazione tra professionisti e i portatori di interesse per progettare insieme le soluzioni, utilizzando risorse pubbliche e private e attivando le comunità.
  • Si propone come modello di investimento per i cittadini privati la ristrutturazione delle singole abitazioni e la loro riconversione in modelli di abitare collaborativo.

I partecipanti hanno infine considerato fondamentale per il raggiungimento di questi obiettivi una ripartizione delle attività sulla base delle competenze:

  • gli anziani, in primis, continuino a sviluppare le proprie competenze fin dalle prime fasi dell’invecchiamento;
  • le istituzioni pianifichino gli interventi necessari nei territori individuando i fabbisogni specifici locali e investendo in servizi e in cultura;
  • il privato investa sul suo invecchiamento e la società civile promuova la cultura dell’invecchiamento e la diffonda.

 CONCLUSIONI

L’attivazione di nuove forme di abitare collaborativo per un invecchiamento attivo in casa rappresenta indubbiamente un processo complesso che richiederà il coinvolgimento e la collaborazione di molteplici attori provenienti da diversi settori professionali. Le sinergie tra i diversi protagonisti dovranno essere il motore principale di questo processo e dovranno riguardare i settori pubblico e privato. Per far questo, il coinvolgimento trasversale di tutti i settori della società (sociale, professionale, economico e politico) sarà fondamentale: portare sullo stesso tavolo di discussione tutti questi attori sarà l’opportunità più grande da considerare in prospettiva.

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